DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Chi ha paura dell’alluvione? Italiani consapevoli ma poco preparati, rileva il progetto SCARER di Unife

DOSSIER ALLUVIONI CATASTROFI E POLITICHE TERRITORIALI Chi ha paura dell’alluvione? Italiani consapevoli ma poco preparati, rileva il progetto SCARER di Unife

Negli ultimi anni, eventi come le alluvioni in Emilia-Romagna hanno aumentato la percezione del rischio idraulico in Italia: pare tuttavia che alla maggiore consapevolezza sia ad oggi accompagnata una insufficiente capacità di risposta. È quanto emerge dall’indagine SCARER (Risk Communication and Engagement for Societal Resilience), un progetto di ricerca che ha analizzato come gli italiani percepiscono e affrontano i rischi legati alle inondazioni.

Le alluvioni: tra i disastri più gravi

Secondo i dati internazionali, le alluvioni sono tra i disastri naturali più letali e costosi: tra il 1993 e il 2022 hanno causato quasi un terzo delle vittime globali e il 32% delle perdite economiche, per un totale di 1.330 miliardi di dollari. 

In Italia, le sole esondazioni del Po hanno provocato danni per circa 60 miliardi. La crisi climatica sta rendendo questi eventi più frequenti e intensi, con conseguenze non solo ambientali, ma anche sociali ed economiche.

Alta consapevolezza e scarsa progettualità 

Il 73% degli italiani si dice consapevole di essere esposto all’inquinamento, il 57% teme la siccità, ed il 54%, si preoccupa per il rischio di alluvioni. 

La maggior parte degli italiani ha una buona conoscenza tecnica del fenomeno: tra questi, nove su dieci sanno che l’acqua può salire rapidamente e causare danni strutturali, e l’80% riconosce che alcune zone sono più soggette ad allagamenti. Tuttavia, solo il 57% accetta che le alluvioni non siano sempre prevedibili. 

Le cause percepite variano: il 27% indica la scarsa manutenzione del territorio, il 20% il cambiamento climatico, il 18% le piogge intense. L’urbanizzazione incontrollata, infine, è citata da meno del 15%.

Le paure variano a seconda delle aree geografiche: nel Nord-Est prevale la preoccupazione per le inondazioni, al Sud per la siccità, mentre nel Nord-Ovest è l’inquinamento atmosferico a preoccupare di più. 

Il 13% degli intervistati ha vissuto direttamente un’alluvione, ma solo un terzo ritiene probabile che la propria abitazione possa subire danni.

Secondo il 78% degli italiani, ogni cittadino dovrebbe adottare misure per proteggere la propria casa, ma solo il 43% si sente in grado di farlo. 

Il Nord-Est risulta più reattivo, mentre Sud e Isole mostrano una minore propensione all’azione. 

Intanto, l’interesse per le assicurazioni private cresce ancora: il 51% degli intervistati ritiene che dovrebbero diventare una prassi, con differenze significative tra aree geografiche e orientamenti politici.

Prevenzione: come si fa 

La campagna “Io non rischio” ha contribuito a sensibilizzare la popolazione: il 63,5% degli italiani ha adottato almeno una misura di prevenzione. Tra queste le più comuni sono evitare di tenere oggetti di valore nei piani bassi (26%) e segnalare ostacoli idraulici al Comune (26%). 

Eppure, se solamente il 21% conosce i canali di allerta locali, meno del 10% ha verificato l’esistenza di piani d’emergenza in scuole o luoghi di lavoro.

Differenze e fragilità da superare 

L’Italia è tra i Paesi europei più vulnerabili alla crisi climatica, ma la percezione del rischio e la capacità di risposta variano molto tra territori, classi sociali e orientamenti politici. Le esperienze locali (come la contaminazione da PFAS in Veneto o la siccità in Sicilia) mostrano una frammentazione che va oltre la geografia.

Colmare il divario tra consapevolezza e azione richiede investimenti non solo in infrastrutture, ma anche in educazione civica, trasparenza e fiducia nelle istituzioni. Perché la memoria delle emergenze non si trasformi in attesa della prossima catastrofe.

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