Il futuro della Missione multilaterale di supporto alla sicurezza (MSS) ad Haiti, sotto-finanziata e mal equipaggiata, è sempre più incerto, complice anche il congelamento di una parte dei fondi da parte della nuova amministrazione degli Stati Uniti. Tanto che lo stesso Consiglio presidenziale di transizione di Haiti ha chiesto di trasformarla in una missione di pace dell’Organizzazione delle Nazioni unite (Onu), mentre il Segretario generale dell’Onu ha proposto di provvedere al supporto logistico e operativo tramite i fondi per il mantenimento della pace.
La tragedia di Haiti è un vero e proprio banco di prova per quel “Patto per il futuro” che dovrebbe rilanciare la governance internazionale, ma che fino ad ora sembra più uno slancio utopico che una strategia effettivamente praticabile.
La missione a guida kenyana non ha le risorse adeguate
La Missione MSS era stata richiesta dal governo di Haiti nel 2022 dopo l’assassinio del presidente Moïse il 7 luglio 2021, per combattere le gang criminali che tuttora occupano l’85% della capitale Port-au-Prince e altre aree del Paese.
A causa delle precedenti controverse operazioni dell’Onu ad Haiti, questa missione è stata autorizzata dal Consiglio di sicurezza a ottobre 2023, ma si configurava come un’iniziativa volontaria da parte di Paesi solidali.

La missione prevedeva di schierare 2.500 poliziotti guidati dal Kenya, che così si presentava come partner affidabile sulla scena internazionale, a sostegno degli agenti locali. Sarebbe stata finanziata tramite un fondo gestito dall’Onu basato su contributi volontari di singoli Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Italia, per un costo annuale totale di 600 milioni di dollari.
A causa dell’opposizione dell’Alta corte del Kenya e delle dimissioni del primo ministro di Haiti (sostituito poi dal Consiglio presidenziale di transizione), l’operazione è iniziata solo a giugno 2024.
A oggi conta circa mille agenti, principalmente dal Kenya e poi da El Salvador, Giamaica, Guatemala, Belize e Bahamas, e ha raggiunto un finanziamento di 110,8 milioni di dollari. Alcuni Paesi non hanno ancora fornito i finanziamenti o gli agenti promessi poiché non vedono risultati apprezzabili.
La missione, dunque, non è sufficientemente finanziata e il numero di agenti è da dieci a venti volte inferiore rispetto alle forze umane delle gang. Inoltre, mentre queste ultime riescono a rifornirsi in modo illegale – principalmente dagli Stati Uniti – di armi pesanti, le forze di polizia sono mal equipaggiate e non hanno il supporto aereo, marittimo e logistico necessario.
Finora sono riuscite a liberare alcune stazioni di polizia, ma in generale quando riescono a sottrarre terreno alle gang, non hanno equipaggiamento e personale sufficienti per mantenere la posizione.
“La missione MSS è del tutto inadeguata – afferma Lucia Capuzzi, inviata del quotidiano Avvenire – tant’è vero che gli agenti in giro per Haiti non si vedono proprio, sono rinchiusi di fatto nella base statunitense vicino all’aeroporto e non possono operare perché non hanno modo di far fronte alle gang. È una missione che non è stata messa in condizioni di operare perché non c’è un impegno serio da parte della comunità internazionale a farsi carico della soluzione di Haiti.”
William O’Neill, il massimo esperto dell’Onu sui diritti umani ad Haiti, ha dichiarato: “finché la missione non dimostra successo, i Paesi sono riluttanti a impegnarsi di più. Ma senza più personale sul campo, il successo è impossibile, e non si invieranno più agenti finché non ci saranno più fondi. È una dinamica terribile”. In più gli Stati Uniti hanno congelato parte dei finanziamenti nell’ambito della rivalutazione degli aiuti esteri.
Le persone uccise e sfollate a causa della violenza delle gang aumentano vertiginosamente
“Le gang – spiega Lucia Capuzzi – sono un fenomeno storico che affonda le sue radici nella dittatura dei Duvalier. Sia François ‘Papa Doc’ che Jean-Claude ‘Baby Doc’ utilizzavano per la repressione degli oppositori una milizia privata chiamata i Tonton Macoutes.
Finita la dittatura, i vari leader politici hanno interpretato la contesa elettorale come ricerca di consenso mediante la violenza, utilizzando gruppi armati privati per fare pressione sugli elettori. Il tutto è esploso durante la presidenza di Martelly prima e Moïse dopo.
Pian piano queste bande armate sono state finanziate sempre più pesantemente, sia in termini di soldi che di armi, fin quando si sono rese autonome.
Di fatto ora non rispondono più agli ‘sponsor’ politici, ma ai loro interessi criminali: conquistare territorio per imporre il ‘pizzo’ alla popolazione, ‘estrarre risorse’ attraverso i sequestri e appaltare ai cartelli criminali latinoamericani e messicani una zona franca per portare avanti ogni genere di traffico, in particolare il traffico di droga.”
Proprio per opporsi alla missione MSS, diverse gang prima rivali si sono unite in una coalizione unica, Viv Ansanm (Vivere insieme), sotto la guida di Jimmy Chérizier detto Barbecue, un ex-poliziotto che controllava i quartieri poveri per sedare le proteste per conto del presidente Moïse e a cui la nuova élite al potere ha poi tolto l’appoggio.
Le gang hanno inoltre sempre più successo nell’arruolamento di minori, aumentato del 70% nel 2024 rispetto al 2023, a causa della fame e della mancanza di opportunità. Si stima che i minori compongano da un terzo a metà delle gang.

Nel 2024 almeno 5.601 persone sono state uccise dalla violenza delle gang, circa 800 in più rispetto al 2023, oltre a 2.212 ferite e 1.494 rapite. Più di un milione di persone (su una popolazione di 12,8 milioni) sono sfollate in campi profughi improvvisati.
Sono 5,4 milioni gli haitiani che soffrono di fame acuta, di cui 2 milioni a livello emergenziale di insicurezza alimentare. Il 54% delle strutture sanitarie del Paese, spesso bersagli della violenza, ha chiuso, mentre il 18% opera a capacità ridotta.
Le condizioni di vita della popolazione sono destinate a peggiorare con l’interruzione degli aiuti allo sviluppo internazionale voluta dalla nuova amministrazione degli Stati Uniti, che permettevano ad esempio di distribuire acqua nei campi profughi e di sostenere i trattamenti per l’HIV. La revoca del permesso di soggiorno parole e di quello ottenuto tramite l’app CBP One ha inoltre colpito più di mezzo milione di haitiani che erano entrati legalmente negli Stati Uniti e che ora sono a rischio di deportazione, come lo sono già dalla Repubblica Dominicana.
L’Onu non può decidere a tavolino quello che è bene per Haiti
Il Consiglio presidenziale di transizione di Haiti ha chiesto di trasformare la missione MSS in una missione di pace dell’Onu. Su richiesta del Consiglio di sicurezza, il Segretario generale ha valutato la richiesta e ha proposto un modello ibrido in cui si attinga ai fondi per il mantenimento della pace per il supporto logistico e operativo dell’operazione, mentre si continui ad affidarsi a contributi volontari per ciò a cui l’Onu non può provvedere, come l’equipaggiamento letale.
Poiché i fondi per il mantenimento della pace derivano da contributi obbligatori versati dagli Stati membri all’Onu, in questo modo la missione MSS avrebbe finanziamenti più sicuri per quanto riguarda il rifornimento di cibo, acqua e carburante, l’alloggio degli agenti, i trasporti, la sorveglianza aerea, il supporto medico, le tecnologie di comunicazione e la costruzione di infrastrutture operative. Allo stesso tempo manterrebbe il mandato all’uso della forza necessario per contrastare le gang, che una missione di pace potrebbe ottenere più difficilmente essendo principalmente difensiva.
La proposta del Segretario generale dovrà essere discussa dal Consiglio di sicurezza, dove finora Cina e Russia hanno sempre posto il veto all’ipotesi di trasformare l’operazione in una missione di pace dell’Onu, “non tanto per Haiti, quanto per votare contro quello che gli Stati Uniti sostengono”, come afferma Capuzzi. Il problema è anche se l’Onu continuerà a mantenere lo stesso approccio delle missioni precedenti o imparerà dagli errori commessi.

Come spiega la giornalista, “oltre all’ultima missione, la MINUSTAH, che è stata molto criticata sia perché ci sono stati oggettivi scandali di abusi sessuali sulla popolazione, sia per aver favorito o creato l’epidemia di colera post-terremoto, il principale errore degli interventi Onu è stato quello di essere calati dall’alto, senza alcun dialogo con la società civile, e di portare avanti gli interessi della comunità internazionale anziché agire per il bene di Haiti.
L’impressione è che ogni aiuto sia solo un tentativo blando di pulirsi la coscienza senza riconoscere la responsabilità delle conseguenze del debito per l’indipendenza” che la Francia impose ad Haiti 200 anni fa.
“Maggiori errori sono stati commessi dopo il terribile terremoto del 2010. Era stato promesso di ricostruire meglio Haiti, ma gli appalti sono stati dati ad aziende statunitensi e non a quelle locali. E poi che cosa è stato costruito? È stato disegnato un piano a tavolino per rilanciare il turismo, attraverso la costruzione di grandi alberghi che sono chiusi perché mancano le infrastrutture di base. Qualsiasi missione che non entri in dialogo con la società civile e che non riconosca il debito morale e materiale dell’Occidente, che fu artefice della situazione di povertà estrema che vive l’isola, è una missione già difettosa in partenza” conclude Capuzzi.