Si parla di vaccini, si sottintendono isole, tratti di mare, fabbriche, soldi, petrolio e gas. Da luglio il Vietnam si trova invischiato contemporaneamente in una nuova ondata di Covid 19 e in una rete sempre più intricata di accordi e promesse da parte di potenze straniere. In particolare, gli Stati Uniti sono impegnati in un’azione di diplomazia vaccinale in funzione anti cinese, un gioco in cui insieme alle dosi si spostano interessi economici e aree di influenza.
La situazione sanitaria in Vietnam è critica. In settembre, il lockdown imposto il 13 agosto alla città di Ho Chi Minh – la più grande e popolosa – è stato prorogato e rimane tuttora attivo. L’impennata dei contagi arriva dopo un periodo in cui, grazie a restrizioni e chiusure, il Governo era riuscito a limitare i casi di Covid 19 in maniera efficace. Sui dati attuali pesa però la diffusione della sfuggente variante Delta: tra il 20 giugno e il 31 luglio il Paese è passato da una media di 375 positivi al giorno a 7878 casi, per poi raggiungere i 13 mila nelle settimane successive. Secondo diversi osservatori, il caso Vietnam è in grado di mostrarci cosa sarebbe avvenuto con l’emergere delle varianti se la campagna vaccinale fosse iniziata in ritardo anche in Europa.
Ma non è questo il motivo per cui si sono accesi i riflettori sul Paese; a causa del carattere strategico dell’area, l’andamento della pandemia avrà ripercussioni non solo sulla sicurezza dei cittadini vietnamiti, ma anche su settori industriali importanti e sull’equilibrio tra le superpotenze che si contendono le acque del Mar Cinese Meridionale.
Gara di generosità
Il Vietnam è infatti uno dei punti più caldi a livello diplomatico dell’Asia sudorientale. Qui, gli interessi internazionali si riflettono sulle quantità e sulle tipologie di vaccini disponibili. E il Paese ha urgente bisogno di nuove dosi: secondo il Report #61 della World Health Organization (WHO) sulla situazione in Vietnam aggiornato al 26 settembre solo il 12% della popolazione ha ricevuto una vaccinazione completa.
Per raggiungere l’immunità di gregge, oltre che sulle dosi acquistate e prodotte il Vietnam può contare su diverse donazioni. In parte arrivano dal programma Covax delle Nazioni Unite: la Francia ha donato 600 mila dosi, la Germania 800 mila. Verso fine agosto, anche l’Italia ha donato al Vietnam 800 mila dosi di vaccino Astrazeneca.
Verso metà settembre, in seguito all’approvazione del vaccino Abdala, Cuba ha dichiarato che donerà 150 mila dosi. In cambio, il Vietnam invierà dispositivi medici e 100 tonnellate di mais. All’appello non manca ovviamente la Russia: quando il Vietnam ha ordinato le prime 30 milioni di dosi di Sputnik V, la Russia ha deciso di donarne 12 mila (poi 20 mila), oltre a fornire macchinari ed equipaggiamento per la prevenzione. Non solo: Vabiotech ha iniziato a produrre Sputnik V in Vietnam, contribuendo alla messa in funzione di uno stabilimento che dovrebbe raggiungere le 5 milioni di dosi mensili. (1.Continua)