Bene l’economia circolare in Emilia Romagna (2) Il contributo delle imprese innovative

Bene l’economia circolare in Emilia Romagna (2)

Il contributo delle imprese innovative

Tra le imprese emiliano-romagnole che hanno adottato l’economia circolare, ne sono state individuate in particolare otto da Cercis e dal Centro interuniversitario Sustainability, Environmental Economics and Dynamics Studies (SEEDS), in un working paper del dicembre 2020. Il focus dell’analisi è stato l’utilizzo di processi di economia circolare nelle diverse fasi di produzione (input, use, output) e i conseguenti vantaggi per la tutela dell’ambiente.  Si tratta di 24Bottles, Macè, Schiassi, Unigrà, Iperwood-Novowood, Elenos Group, CPR System e Vetroresina S.p.A. 

Elisa Chioatto è ricercatrice presso il dipartimento di Economia e Management dell’Innovazione e della Sostenibilità dell’Università di Ferrara (©️ Linkedin )

“L’economia circolare – sottolinea Emy Zecca, ricercatrice di Cercis-Seeds e coautrice del paper – non deve essere considerata una tendenza o una moda, ma un’opportunità delle imprese per creare valore aggiunto. Una tendenza passeggera non può infatti costituire la motivazione necessaria per sostituire prodotti, processi, settori e filiere convenzionali necessari per ridirezionare l’economia verso un modello diverso, come quello circolare.”

Emy Zecca è ricercatrice per Cercis-SEEDS presso il dipartimento di Economia di Unife(©️researchgate.net )

“Queste imprese – ha commentato Elisa Chioatto, ricercatrice di Cercis-Seeds e tra gli autori del working paper – si sono mostrate particolarmente sensibili all’introduzione di innovazioni che agiscono a monte del processo produttivo. Sono state infatti introdotte da tutte e otto le aziende le innovazioni finalizzate al raggiungimento di una produzione più pulita, tramite l’utilizzo di energia rinnovabile, l’impiego di biomateriali, materiali riciclati o materie prime seconde. Alcune di queste hanno anche importato elementi innovativi nella fase post-consumo per garantire la circolarità dei materiali e dei prodotti. Ė invece per ora minore la riorganizzazione dei modelli di business delle aziende per garantire un utilizzo più circolare dei prodotti attraverso il product sharing, il leasing e la dematerializzazione del prodotto stesso.”

Gli apripista dell’economia circolare in Emilia-Romagna: il caso di Regenesi

Quanto a “circolarità”, in regione spicca Regenesi, Best Performer dell’Economia circolare 2019 nella categoria Piccole e medie imprese. Con sede a Bologna, ha fatto dell’economia circolare il suo business model sin dalla sua fondazione nel 2008, creando accessori moda e oggetti per la casa e l’ufficio interamente realizzati con materiali di scarto industriale – alluminio, vetro, plastica, pelle, cartone – a cui dona una nuova vita.

“Siamo nati immaginando un’azienda che seguisse i principi dell’economia circolare – ha raccontato ad Agenda17 Maria Silvia Pazzi, Amministratrice delegata e fondatrice di Regenesi – Siamo stati i primi in Italia a portare avanti questo progetto. 

Dirlo nel 2008 era quasi incredibile, dal momento che il mercato inizia solo ora ad avvicinarsi a questa idea. Un’accresciuta domanda ha portato però a maggiori investimenti nella ricerca di materiali e processi produttivi, così che oggi possiamo spaziare nella creazione di nuovi prodotti grazie ai numerosi materiali e tessuti a disposizione e alla cultura sulla produzione sostenibile che si sta formando.”

Oggetti realizzati con bottiglie recuperate (©Regenesi.it)

L’importanza di investire in ricerca e sviluppo e in innovazione per adottare un modello di business circolare è confermata anche dalla numero uno di Regenesi: “È fondamentale, ieri più di oggi, in quanto oggi un’azienda può scegliere di appoggiarsi a figure molto preparate, anche se sono ancora poche in Italia, mentre prima era d’obbligo formare la propria cultura sul campo, investendo nelle persone, nella ricerca della materia prima, nelle lavorazioni e nei processi produttivi. Da quasi due anni sto inoltre lavorando ad un progetto tecnologico di trasformazione dei surplus produttivi del settore moda, attualmente in fase di brevettazione.”

Non sappiamo se l’economia circolare sia una moda o un trend che durerà nel tempo, ma secondo l’amministratrice di Regenesi “sono entrambe le cose. In Italia negli ultimi due-tre anni, si parla molto di sostenibilità, ma andando a sondare come si muovono altre aziende, capisco che c’è ancora poca preparazione. 

C’è chi pensa che acquistare un tessuto in materiale sostenibile dove qualcun altro ha investito anni di ricerca li renda automaticamente sostenibili. Ci sono però anche imprese che si stanno impegnando realmente e dimostrano di volere questo cambiamento nel proprio DNA. Questo ci permette di mettere a frutto il nostro know-how maturato in tredici anni, collaborando con grandi aziende italiane ed europee del settore della moda.” 

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